L'Associazione
Culturale SEBLIE nasce dal bisogno dei suoi fondatori di
dedicare all'Arte ed alla Cultura un ruolo preponderante
nelle loro attività, con la finalità di promuovere eventi
culturali ed artistici, realizzati sia dai soci dell'Associazione che
da persone esterne ad essa che si rivolgono a SEBLIE in cerca di appoggio
per portare a termine le proprie iniziative nel campo della Cultura.
L'Associazione si propone la promozione e la diffusione di iniziative in
tutte le discipline artistiche, valorizzando particolarmente quelle più
innovative, in sintonia con l'idea che l'arte è fondamentalmente
un'espressione intimamente legata al proprio tempo.
Il nome dell'Associazione, SEBLIE, proviene dal Movimento artistico creato
dal Presidente dell'Associazione, l'artista Maxs Felinfer. A continuazione
vi offriamo un riassunto del significato di questo Movimento:
"L'Arte è
solo un'espressione dell'uomo. Qualsiasi altra pretesa è solo
vanità."
...............................................................................................................M.
F.
"Sensibilizzare l'uomo migliora la salute della società."
.............................................................................M.
F.
Una società che dimentica gli interessi di coloro che la
compongono, trasforma la vita comune in un travaglio inutile sia alla
società che al singolo individuo.
..........................................................................................M.F.
L'arte, ottimo
veicolo espressivo, ci fornisce un lucido specchio nel quale vedere
riflessa la nostra interiorità, permettendoci, così, di
crescere.
-----------------------------------------M.
F.
La perfezione
è un mito dettato dai traguardi già raggiunti, il futuro
va forgiato con l'allegria della scoperta ed una dose necessaria di
audacia.
-----------------------------------------M.
F.
IL MOVIMENTO SEBLISTA
E' questo il nome che Maxs Felinfer ha dato, negli anni sessanta, al movimento
artistico da lui creato e che ha definito, o "disegnato", nei
due "Manifesti Seblisti", quello del 1967 e quello del 1975.
Seblismo perché è una parola che non significa niente, che
non lega l'arte e il pensiero dell'artista ad alcun elemento conosciuto,
già definito, già strutturato. Il Seblismo ridefinisce l'arte,
le conferisce nuove libertà, la identifica con l'uomo e il suo ancestrale
bisogno di esprimersi, di raccontare e raccontarsi; il Seblismo pone l'arte
al servizio dell'uomo, come strumento per comunicare, per esprimersi, per
crescere.
Il Seblismo non ha regole, non definisce tecniche, non impone limiti di
stile o di genere: libera la creatività, la stimola, la valorizza
come elemento iniziatico che fa di ogni essere umano un artista.
Patricia Mònica Vena (Italia) (Scrittrice)
Ho avuto l'urgenza di
dire... ho sentito che al di là della mia ragione c'erano altri contenuti
ancestrali... ho utilizzato delle forme che al di fuori della mia volontà,
acquisiscono senso come linguaggio per esprimere quei richiami dell'inconscio.
Per questo , non mi attengo a nessuna formula. Seblie è la liberazione
delle mie proprie restrizioni e non una meccanica per richiudere di nuovo
con altri limiti quel grido che abbiamo l'urgenza di esprimere.
- Seblie è calore per crescere, è lucidità, caos; è
arrivare ai limiti dell'irrazionale. E' tutto quello che emerge dal luogo
interiore che A. Breton chiamava "il punto comune delle cose incoerenti":
quelle cose dissonanti al nostro sentire abituato all'esteriorità,
alla superficialità, a una visione obiettiva, perché forse
ormai sentiamo con il battito del mondo quotidiano, seppellendo il piccolo
mondo delle cose quasi incomprensibili, belle o terribili, però infinitamente
pure.
Maxs Felinfer (Italia)
IL GRUPPO SEBLIE
E' una delle espressione dell'Associazione Culturale Seblie, quella che
mette in pratica i principi del movimento seblista e lo presenta al pubblico.
Il gruppo lavora sulle sensazioni, esperimentando diverse situazioni, approfondendo
la conoscenza delle diverse reazioni a determinati stimoli, per poi realizzare
delle performances artistiche nelle quali il pubblico non è un mero
spettatore, ma parte integrante dell'evento.
Gli integranti del gruppo Seblie, ognuno nella propria disciplina artistica,
ma anche interagendo con quelle degli altri (ci sono musicisti, poeti, fotografi,
operatori video, attori, ballerine, pittori), ricercano e ricreano sensazioni,
applicandole ai più svariati argomenti.
Non si tratta di un gruppo teatrale, anche se nei loro lavori ci sono momenti
recitativi, nè di un gruppo musicale, anche se la musica è
una componente importante nelle loro performances.
La principale caratteristica delle performances del gruppo è il coinvolgimento
del pubblico, il quale viene sollecitato a vivere in prima persona l'esperienza
proposta, riuscendo così a recepire il messaggio in maniera più
diretta e "viva".
BIBLIOGRAFIA:
"Maxs Felinfer su temática pictórica" Hector Paruzzo
- Edizioni "La Ventana" 1983 - Rosario - Argentina
"Maxs Felinfer sua temática pictórica" Hector Paruzzo
- Editoriale Beijaflor" 1983 - Curitiba - Brasil
"Seblie un lenguaje" Maxs Felinfer - Edizioni "La Ventana"
1984 - Rosario - Argentina
"Seblie il ruolo dell'arte" P.Vena - R.Lucianetti - A.Piergallini
Edizioni NGC" 2005 - Ascoli Piceno - Italia
"Seblie un linguaggio" Maxs Felinfer - Edizioni NGC" 2006
- Ascoli Piceno - Italia
RIASSUNTO DI RECENSIONI
DI DIVERSE FONTI
SEBLISMO, QUANDO
L'ARTE È A SERVIZIO DELL'UOMO
Ci sono molti modi per definire l'arte, in nome della quale si potrebbe
aprire un lungo dibattito intriso di paroloni e concetti subliminali che,
inevitabilmente, porterebbero a perdere di vista la sua vera natura, l'obiettivo
primario per il quale si è evoluta nel corso dei secoli. Mi piace
intenderla come un sentimento puro che sgorga dal cuore, pertanto meritevole
di essere valorizzata come elemento iniziatico che fa di ogni essere umano
un artista, senza nulla togliere ai grandi nomi del passato e del presente.
E qui mi sembra già di sentire la voce dell'amico Maxs che sussurra
al mio orecchio e grida a gran voce al mondo "altre pretese sono solo
vanità". Parole? No, molto di più. Perché Maxs
Felinfer non si limita solo a porre l'accento sul fatto che la sensibilizzazione
umana migliora la salute della società, ma va ben oltre con una sola
parola che racchiude un universo di emozioni e sensazioni:Seblismo. Una
parola tanto graziosa, quanto priva di significato, che dà il nome
al movimento artistico da lui creato negli anni Sessanta con il nobile scopo
di conferire una nuova libertà all'arte, ponendola non al di sopra
dell'uomo ma al servizio dell'uomo stesso come strumento per rispondere
al suo bisogno di espressione e comunicazione.
Rosita Spinozzi (Italia) (Giornalista del Resto del Carlino)
E' una proposta liberatrice
nella quale l'artista può manifestare la sua interiorità senza
attenersi a regole convenzionali esterne; un invito agli altri e sopratutto
a se stessi di mettersi in contatto con l'unica e vera corrente, quella
creativa che esiste nel più profondo di ogni essere.
Quello che Seblie vuole rivalutare é ciò che di solito non
ci permettiamo di esprimere: E' anche l'eterna domanda senza risposta dell'uomo
di fronte all'indecifrabile: vorrei avere una risposta ad ogni domanda,
una definizione per ogni spettatore, ma so che se le avessi non sarebbe
necessario dare una sola pennellata.
Questo lo spirito per evitare malintesi, con cui devono essere letti i due
manifesti seblisti, pubblicati da MAXS FELINFER nel 1967 e nel 1975.
Hector R.Paruzzo (Argentina) (Scrittore e padre del Seblismo)
L'artista contemporaneo
si avvantaggia, nel suo difficile itinerario creativo, del continuo confronto
con altre realtà culturali e la vicenda biografica dell'artista Maxs
Felinfer, nel suo dipanarsi fra l'America Meridionale e l'Europa, ha certo
contribuito ad accumulare un bagaglio di esperienze che si sono rivelate
di fondamentale importanza per la formazione del pittore.
Dalle avanguardie di inizio secolo ha ereditato la volontà di rinnovare
il linguaggio artistico, fondando un movimento, battezzato SEBLIE, che rivendica
per l'uomo la possibilità di esprimersi, di raccontare e di raccontarsi
senza doversi attenere a schemi preconcetti, a definitive scelte tecniche.
Cosicché i dipinti di Felinfer presentano delle evidenti difformità,
degli scarti che coincidono con le varie stagioni del suo pensiero, tanto
da sembrare opere realizzate da differenti artisti.
Dopo un periodo caratterizzato da atmosfere surreali che davano corpo alle
visioni oniriche partorite dalla sua fantasia, l'artista argentino propone
oggi una serie di dipinti che svolgono coerentemente il medesimo tema grafico-pittorico:
il titolo della mostra, ERMETICA, ci propone una suggestiva sfida esegetica,
lasciando ognuno di noi libero di interpretare in modo personale il messaggio
criptico che l'artista ci trasmette.
Prof. Stefano Papetti (Italia) (Critico e Direttore della Pinacoteca
di Ascoli Piceno)
Nel processo di identificazione
ci attribuiamo un nome, ci riconosciamo in esso, nelle nostre realizzazioni,
in ciò che possediamo. Come spiegare altrimenti le nostre creazioni,
i nostri miti, le religioni, il nostro proprio linguaggio, che cosa e chi
siamo? Dio definisce se stesso nella Bibbia come: "Sono quel che sono".
Come possiamo noi autodefinirci esseri umani, esprimere noi stessi, senza
alterare l'essenza? Se pensiamo e riflettiamo su questo, non troviamo risposte
ma silenzio.
Il silenzio per capire l'opposto della spiegazione. Quando questo stato
è raggiunto si manifesta l'essenza, il reale, che non ha bisogno
di essere definito con parole. Questo ci muove in una azione e per essa
diamo forma all'esistenza.
Joe Osuch (USA) Attore "Dalla conferenza in UCLA"
Non so cos'è,
però qualcosa succede in questa espressione che è simile a
tante cose e a nessuna, che non produce la necessità di definirla
bella o brutta, buona o cattiva, che in poche parole toglie la volontà
di giudicare.
Magari per esaltare un'altra volontà, quella di rigirarsi come un
guanto, sviscerarsi e manipolare fra i propri pezzi....Sempre che dentro
si abbia qualcosa da manipolare. Un supremo gesto che differenzia l'uomo
dalla pianta.
Ada Donato (Argentina) Scrittrice e Crittica d?arte"Giornale
La Tribuna"
La ricerca costante
di un linguaggio che permetta di esprimersi in maniera inobiettabile nel
lavoro artistico mette al centro della manifestazione l'uomo contemporaneo.
E' senza dubbio un'opera viva, un mondo sostenuto da leggi che contengono
le più contraddittorie sensazioni, anche quelle che la nostra vergogna
sociale ci vieta di riconoscere. Nel fare riferimento ad un'opera viva voglio
soprattutto puntualizzare che il contatto con essa ci trasforma e ci anima.
Patricia Martinez Dufour (Argentina) Giornalista "Giornale La
Capital"
"Conosco Maxs,
oltre che i suoi quadri. Penso di conoscerne anche il pensiero, per quanto
di questo sia consentito conoscere al di fuori dell'organismo che ne custodisce
la fonte. E sono testimone di come la pittura sia solo una piccola parte
dell'impressionante quantità di attività in cui riesce ad
esprimersi compiutamente.
Nella sua teoria artistica, insofferente a qualsiasi costrizione ed inquadramento,
c'è il suo assoluto rispetto della tecnica pittorica che pure ritiene
necessario trasgredire per non confinare in alcuno schema precostituito
la sua espressione.
Angelo Gabrielli (Italia) Poeta ( Dal catalogo "Ermetica")
Triste verità
che spinge al pianto a lungo, a volte per sempre se non viene la sorte o
la psicoanalisi a ordinare i significanti e a disordinare le agende, le
fedi, gli amori, le abitudini, la vita. Ma Lacan lo dice con chiarezza:
l'artista dice prima dello psicoanalista.
Schnitzler precede Freud, Margherite Duras insegna a Lacan, che si mette
in posizione di umiltà nel cercare di apprendere da lei e da altri
scrittori, come Joyce e Carroll.
Maxs Felinfer auspica e rivendica il diritto ad un linguaggio senza simboli
prestabiliti, nel primo manifesto seblista, scritto nel 1967 e pubblicato
nel 1969. Lacan opta per una pratica in cui lo psicoanalista opera facendosi
oggetto dell'analizzante quindi non è certo un sapere prefabbricato
a guidare una cura. Felinfer difende il diritto di usare un linguaggio proprio,
erano gli anni dei movimenti pacifisti, i giovani credevano in un altro
mondo possibile e cercavano di renderlo reale. Quello era il tempo delle
comuni, ora è il tempo delle monadi.
Annalisa Piergallini (Italia) Dal libro "Seblie il ruolo dell'arte"
L'uomo ha creato il
mondo comunicando. La creazione di linguaggio è un fenomeno che non
avrà mai fine, perché senza fine è la necessità
di trovare un'espressione sempre adatta a rappresentare il proprio universo
interiore. Maxs Felinfer, come ogni uomo, costruisce, in relazione con il
consorzio umano che lo circonda, il proprio linguaggio. Seblie, il nome
che ha dato negli anni sessanta alla propria espressione artistica, è
un linguaggio. Paradossalmente, però, è una parola che non
ha significato. Seblie non è un'etichetta che possa rendere riconoscibile
un prodotto, è una parola che richiede, a chi sia interessato, un
impegno: quello di mettere in dubbio le regole dell'arte accademica, le
idee preconcette per sondare la propria innata capacità di relazionarsi
con l'oggetto della percezione sensoria e della sensazione che da essa scaturisce.
Roberta Lucianetti (Italia) Dal libro "Seblie il ruolo dell'arte"
Seblismo è un
atteggiamento non arruolato in tendenze di moda, non interessato alle forme
superficiali, per quanto carismatiche esse si presentino. E' molto più
imparentato con l'uomo che non con ciò che l'uomo produce artisticamente,
e lo ritratta come è e non come l'opinione generale vorrebbe vederlo.
Lontano da una visione superficiale dell'esistenza, il Seblismo si occupa
degli stadi essenziali dell'essere, permettendogli di esplorare le sue più
profonde sensazioni e pensieri. Al tempo stesso, da un punto di vista espressivo,
lo libera dai requisiti castranti che le convenzioni impongono.
Se si rende necessario tralasciare l'arte riconosciuto dal consenso accademico,
allo scopo di preservare un atteggiamento autentico dell'essere umano, sia
con il nome del Seblismo o con qualsiasi altro, bisogna farlo.
Ed Marin Jr. (Usa) Fotografo "Dalla conferenza in UCLA"
"Se dovessi definire
con una sola frase tutto il lavoro di Maxs Felinfer, prolifico e diversificato
come è, direi: "una meticolosa e approfondita ricerca del linguaggio".
E' questo, in effetti, ciò che si percepisce come sfondo della sua
opera. Il messaggio, i messaggi, sono a volte forti, duri, colpiscono con
un vigore inaudito, altre volte, invece, sono velati da una sottigliezza
che li fa appena percettibili, ma in ogni caso arrivano dritto al bersaglio:
le nostre coscienze, le nostre anime, il nostro essere essenziale. Dietro
al messaggio, però, è chiaro, è evidente, il bisogno
di dire, di comunicare, di stabilire il contatto, e per riuscirci, l'artista
cerca e poi utilizza in modo assolutamente libero, il linguaggio che considera
più consono a ciò che vuole dire."
Patricia Mònica Vena (Italia) Scrittice "Dalla presentazione
della mostra Ermafroditus"
E' un registro misterioso e cosmico ad un tempo ciò che caratterizza
l'opera di Felinfer, orientata verso un realismo magico che trascende l'oggettività
della rappresentazione per richiamare sensazioni profonde, talvolta persino
inquietanti, restituendo così alla pittura il suo ruolo poetico:
la stesura pittorica meditata, i colori vivaci, la cura compositiva che
presiedono alla realizzazione dei suoi dipinti, non mancano tuttavia di
accordarsi con l'atmosfera sospesa e senza tempo delle sue composizioni
che sembrano tentare una sorta di mediazione fra razionalità ed emotività,
fra le ragioni della mente e quelle del cuore.
Prof. Stefano Papetti (Italia) Critico d'Arte Dalla presentazione
del catalogo "Passatofuturo"
Nel preparare questa
presentazione ho scoperto la semplicità della proposta, bastava superare
la soglia dell'inerzia ed il miracolo accadeva. Sono passato dalla paralisi
dell'osservazione all'atto della creazione.
Prof. Teo Bruyssnel (Olanda) Dalla presentazione della mostra a Harlem
E' un giovane del 1947,
ma la sua maturità filosofica ed artistica viene certamente da altri
tempi oppure da un'altra dimensione.
Succede che l'Arte ed il Pensiero di quest'uomo ci elevano alla visione
che Pawls e Berger collocherebbero tra le immagini del loro Realismo Fantastico.
C'è di tutto nei quadri di Maxs, dalle insinuazioni mistiche e mitiche,
alle composizioni profetiche, oniriche, tutto. Sarebbe un surrealista? Nessun
"esperto" oserebbe affermarlo, malgrado sotto certi aspetti, lui
sembra Dalì, in altri Tao Sigulda, Manritte o perfino Max Ernest.
Ciò nonostante non è un surrealista, come non è un
accademico, anche se alcune figure nei suoi quadri appaiono pure e classiche
come le figure di Rubens o Raffaello. Espressionista, impressionista
niente
di tutto ciò.
Lo stesso Maxs Felinfer definisce le sue opere "non legate ad alcuno
stile", opere sebliste
(
)
Come Tao Sigulda, ormai arrivato alla dimensione di Maestro, Maxs Felinfer
dipinge ciò che vuole, come vuole e in conformità a ciò
che sente.
(
) i suoi quadri hanno sempre una strana luce ed una bellezza cosmica
inebriante (
)
Tratto dall'articolo
di Henrique Matteeucci del 13/11/1983 sul giornale brasiliano Diario
Popular (Sao Paulo) Basile